Diario della Post Season #4: Semifinali di Conference NBA al giro di boa
Chiudi gli occhi ed ecco che è volata un'altra settimana di Semifinali di Conference NBA
Giovedì 8 Maggio scrivevo sulle note di Substack: ogni mattina un tifoso Knicks italiano si sveglia e inizia a vedere la squadra di New York; a fine primo tempo pensa di poter recuperare uno svantaggio tutto sommato accettabile; va sotto di 20 punti a fine terzo quarto; è pronto a mollare tutto…poi la rimonta.
Il copione di Gara 2 fra Knicks e Celtics è stato il medesimo di Gara 1 (ne ho scritto su questi lidi la scorsa settimana): partita combattuta nel primo tempo, allungo nel terzo periodo dei verdi e successivo tracollo nell’ultima frazione, rimanendo comunque fedeli al tiro da 3 punti. Bridges - 14 punti, tutti nell’ultimo quarto - con la giocata difensiva decisiva su Jayson Tatum.
La compagine di Thibodeau si è ritrovata, a sorpresa, avanti 2 a 0 nelle prime due partite fuori casa. Alla vigilia del terzo round della serie, giocatori e tifosi di entrambe le squadre erano ben consapevoli di essere davanti a una gara da dentro o fuori.
Chiudere o riaprire? Barrate B. I Boston Celtics hanno stravinto al Madison Squadre Garden giocando la partita che tutti aspettavamo, quella in cui hai visto una vasca da bagno ogni volta che hai saltato per tirare. Confronto mai in discussione, dall’inizio alla fine. Gara 4 peserà una tonnellata e la pressione starà tutte sulle spalle dei Knicks.
Su quest’ultimo atto di questa Semifinale di Conference, vorrei scrivere che finalmente New York mi ha convinto davvero mostrando una forza mentale che, in caso di passaggio del turno, farà la differenza, son sicuro, anche in Finale a Est.
Sono contento? C*zzo sì che sono contento! Ci mancherebbe altro! Tuttavia, non posso anche pensare al futuro di Jayson Tatum che ha lasciato il parquet per un infortunio che, nell’istante in cui sto scrivendo, sembrerebbe essere legato al tendine d’Achille. New York Knicks sul 3 - 1 contro i Campioni NBA 2024.
La caduta dei Cavalieri
Gara 2 è stata dolorosa per i Cleveland Cavaliers: senza tre pezzi fondamentali della squadra, Mobley, Hunter e Garland, la squadra del neo coach dell’anno Kenny Atkinson è arrivata a tanto così - rimessa Strus, un’invasione su tiro libero non chiamata - dal vincere una sfida dove Donovan Mitchell ha mostrato perché è un c*zzo di playoff performer.
Nel finale, il buzzer beater di Haliburton - il giocatore più sopravvalutato della Lega ricordiamoci sempre - ha infranto le speranze di successo dei Cavalieri: una vittoria avrebbe significato, banalmente, maggiori probabilità di tornare in Ohio sul 2 a 2 dopo le trasferte di Indiana.
Ma i Cavaliers sono una grande squadra (così come lo sono i Pacers), l’hanno dimostrato per tutta la stagione e in Gara 3, grazie anche ai rientri di tutti gli infortunati, hanno riaperto la serie che, dal mio punto di vista e prima del quarto confronto, aveva molte probabilità di arrivare alla settima.
Poi c’è stata Gara 4. Atkinson, nella conferenza stampa post disfatta ha detto “siamo stati completamente dominati, fine della storia”. Un risultato che mai mi sarei aspettato di vedere ma non perché non avessi fiducia in Indiana, tutt’altro. Però i Cavs mi hanno sempre dato segnali positivi, anche nelle due sconfitte.
Invece, i Pacers sono scesi in campo concentrati e con un’intensità impareggiabile per qualsiasi formazione. La zona 3 – 2, la chiave del 2 a 1, è stata totalmente annullata attaccando l’area, sfruttando la transizione e le ottime le percentuali da 3 punti: +40 a fine primo tempo. In tutto questo, Mitchell si è anche girato una caviglia: piove sul bagnato.
A.A.A. Stephen Curry cercasi
Che dire: l’infortunio di Stephen Curry nei primi minuti del secondo quarto di Gara 1, fuori almeno una settimana, ha complicato, non poco, i piani dei Golden State Warriors. In merito a Gara 2, ho poco da scrivere sinceramente.
Ottima prova di Kuminga, scongelato per l'occasione, che può essere un'arma in più per Kerr (18 punti in 26 minuti con 8/11 dal campo). Da segnalare poi, il colpo al volto di Reid da parte di Green e conseguente tecnico per l’orsetto ballerino. Altri due e scatta la sospensione.
Fronte Minnesota, vittoria di squadra, senza il miglior Edwards che ancora deve entrare nella serie. Il tiro da 3, al contrario di G1, è entrato con costanza per i Timberwolves (16/37) e ovviamente ha fatto tutta la differenza del mondo.
Bene tutti, da McDaniels ad Alexander Walker, guidati da Doctor J. Julius Randle - come lo chiama Luca per prendermi in giro - che ha spiegato pallacanestro: passaggi sempre al momento giusto, 11 assist, tirando anche molto bene dal campo, 10/17, per 24 punti finali.
In Gara 3, i Timberwolves hanno ritrovato la loro superstar Anthony Edwards: nel clutch ha fatto la differenza non solo attaccando il ferro ma anche prendendosi responsabilità da dietro l’arco che pochi altri possono permettersi. Insieme a lui, ancora Julius Randle che ha fatto registrare una tripla doppia.
Gara 3 è stata anche la partita di Jimmy Butler che è stato sì il go to guy della squadra ma ha sbagliato tanti, forse troppi canestri in area nel finale (a secco negli ultimi 8 minuti). Con lui, ancora Kuminga che, adesso, è l’unica alternativa offensiva per Golden State.
Gara 4 ha mostrato tutti i limiti di Golden State che, senza Stephen Curry, nel secondo tempo non è riuscita ad arginare i 61 punti segnati dalla coppia Randle - Edwards: per Buckets 14 punti con appena 9 tiri e un -30 di plus/minus. Kerr azzarderà la sua stella in Gara 5? La sensazione è che ormai la serie sia andata del tutto. 3 - 1 T-Wolves.
Nuggets vs Thunder: la svolta di OKC?
Dopo la sconfitta ai supplementari di Gara 3 e le pessime gestioni degli ultimi possessi dei regolamentari e dell’OT, i Thunder si sono trovati in una situazione da cui sarebbero potuti uscire bene o male in caso, rispettivamente, di vittoria o sconfitta in Gara 4: spalle al muro e senza la certezza di essere i più forti (già l'anno scorso contro i Mavs si erano sciolti sul più bello). Se vinci però ti levi un bel peso e puoi sbloccarti definitivamente.
Il successo arrivato dopo una partita stranissima, specie nel primo tempo, in cui nessuno riusciva a segnare, può aver indirizzato la serie a loro favore. Applausi per la difesa e per i comprimari, Caruso, Wallace, Wiggins, tutti giocatori che hanno fatto la differenza uscendo dalla panchina (25 totali contro gli 8 dei Nuggets). La lunghezza dei Thunder si è fatta sentire e per me, tolta questa scimmia dalla spalla, possono solo migliorare.
Parlando dei Nuggets e con la serie in parità, aspettiamo tutti Nikola Jokic, visibilmente stanco dopo 7 gare contro i Clippers e dopo 4 partite in cui ha visto la staffetta in marcatura - raddoppiato e triplicato - di Hartenstein, Holmgren, Dort, lo stesso Caruso e chi più ne ha più ne metta.
Più la serie si allunga e più le speranze di Denver diminuiscono, eppure, dicevamo lo stesso contro la Los Angeles di Harden e Leonard giusto? Domani, quando leggerete la Newsletter, saprete il risultato di Gara 5.
Nel mezzo del cammin delle Semifinali di Playoff NBA
Se questa uscita non vi è bastata, ecco anche l’ultimo episodio del Podcast Quattro Quarti, il numero 93 come il numero di maglia di Ron Artest. Qui potete anche recuperare la Live Q&A a tema Playoff registrata insieme al Gruppo Telegram e a Davide Fumagalli che è passato a salutare, per i 2 anni del nostro show.
NBA Draft 2025: i Dallas Mavericks vincono la Lottery
Nello stupore generale e nei trenta minuti che hanno preceduto Gara 4 fra Knicks e Celtics, si è tenuta anche la Lottery 2025: a scegliere per primi al prossimo Draft NBA saranno i Dallas Mavericks (1.8% di possibilità). Di seguito, l’ordine completo.
Vi saluto augurandovi un buon proseguo della settimana con i Playoff NBA, invitandovi nuovamente a iscrivervi alla newsletter e a seguirci su Spotify. Anche questa volta nessuno ha riletto la Newsletter: segnalatemi eventuali errori.